Se Manuel Agnelli degli Afterhours gridava che Non si esce vivi dagli anni ottanta, gli Spandau Ballet forse un po’ lo hanno dimostrato nei fatti. Una band capace di competere con i Duran Duran, dando vita alla prima vera faida musicale dai tempi dei Beatles e dei Rolling Stones; una band i cui poster campeggiavano sulle riviste per ragazze; una band che ha sfornato singoli che sono davvero simboli del pop dell’epoca; una band che, però, si sciolse proprio nel 1989. Non superando, appunto, quello scintillante decennio.
Eppure gli Spandau Ballet erano molto più che semplici rivali dei Duran. Sono stati autori di canzoni dalle melodie molto articolate, supportate dalla chitarra, il pianoforte, l’imperante sassofono – anch’esso vero simbolo degli anni ottanta – e l’impeccabile cantato di Tony Hadley, mantenendosi più sul classico rispetto ai Duran (anche nella durata delle canzoni, che si aggira quasi sempre sui 4 minuti).
Ma nel remoto caso in cui non vi sia capitato di canticchiare il famosissimo “ah ah ah aaaah ah” di True, non pensiate che “classico” voglia dire “pesante”. Le canzoni degli Spandau sono deliziosamente melodiche, cantabilissime e soprattutto entrano in testa, restando allo stesso tempo molto raffinate. Gli esempi più clamorosi sono Through the barricades e I’ll fly for you. Soprattutto quest’ultima, che nonostante fosse accompagnata da uno dei videoclip più brutti della storia dei videoclip, è un gioiellino pop mai banale di oltre 5 minuti. Tanto da sconfinare quasi nel crooning o “canzone confidenziale”, grazie alla linea di sassofono combinata con la performance canora di Tony Hadley. Un frontman affascinante come pochi, dalla voce calda e dalla figura longilinea ed elegantissima, con quei capelli neri di media lunghezza, i completi sempre stirati ed un’aria da bravo ragazzo che ti sussurra “certo che voglio passare tutta la vita con te!”.
Ed è, soprattutto, uno dei cantanti più intonato di tutti i tempi. Le sue performance dal vivo hanno sempre attestato il suo grande valore, che negli ultimi anni si è – guarda caso – espresso proprio in ambito soul. Fino al 2009, anno in cui, esattamente 20 anni dopo l’ultimo lavoro della band, a sorpresa gli Spandau Ballet sono tornati insieme per un tour. A cui ha fatto seguito anche un album in studio, con riarrangiamenti in chiave semi-acustica dei grandi successi e persino due inediti.
Ma allora cosa c’è che, davvero, non va negli Spandau Ballet?
Come mai non sono riusciti a mantenere il successo dopo Through the barricades del 1986?
C’è da dire che gli album degli Spandau non annoverano molti episodi degni di rilievo oltre ai singoli pubblicati. Senza internet e senza Spotify, negli anni ‘80 ci si faceva convincere ad acquistare un disco proprio in base alle canzoni estratte – tre, quattro al massimo – che si ascoltavano in radio od in televisione, grazie ai videoclip. Ma non sempre il resto del materiale era così irresistibile come quella canzone che adoravamo tanto ascoltare. Beninteso, parliamo di materiale comunque valido, ma quando percepiamo che è molto meno potente dei singoli, il pericolo dello sbadiglio è sempre dietro l’angolo.
Forse è stato questo. Forse una sorta di crisi di ispirazione di Gary Kemp, chitarrista e principale autore delle canzoni, che desiderava cimentarsi nella carriera cinematografica (nel 1993 ha partecipato anche a Guardia del corpo). Forse, la poca voglia di sperimentare per mantenersi sempre in una zona rassicurante, affine allo stile che ha fatto la loro fortuna.
Forse, qualche incomprensione di troppo all’interno del gruppo.
Gia a seguito dello scioglimento, Gary Kemp si era trovato citato in tribunale dagli altri per le royalites dei brani, che loro pretendevano di condividere con lui che ne possedeva la proprietà intellettuale (infatti, persero la causa). Mentre siamo di fronte, in questi giorni, ad una nuova frattura degli Spandau Ballet: Tony Hadley, che già da tempo faceva tour da solista in parallelo agli impegni con la band, ha ufficialmente comunicato che non canterà più con gli Spandau, a causa di cicrumstances beyond my control. Circumstances che, secondo il tabloid inglese The Sun, sarebbero da ricercare nella volontà di Hadley di esibirsi da solo e poter godere della fortuna economica che il suo nome comporta, senza condividere con il resto della band. Una notizia che ha fatto molto discutere, perché al di là del dispiacere nel rivivere questa spaccatura, gli Spandau Ballet sembrerebbero intenzionati lo stesso a proseguire nei tour come band.
Staremo a vedere se ci sarà un nuovo frontman – che dovrà essere davvero molto molto bravo per raccogliere l’eredità di Hadley – o se il proposito cadrà nel vuoto.
Oppure se, tra venti anni, Tony Hadley tornerà nuovamente all’ovile!
Nel frattempo, suggeriamo di scoprire una delle canzoni mai pubblicate come singolo, ma tra le più valide mai scritte dagli Spandau, in questa versione dal vivo nell’ultimo tour ufficiale della band nel 2015: How many lies, dall’album Through the barricades (1986).